Noi siamo quelle del fare rete, lavorare insieme, costruire rapporti e appoggiare progetti di colleghi, professionisti e artisti vicini al nostro modo di pensare e fare architettura e design.

Non abbiamo mai chiuso non a caso il nostro lavoro in quattro mura, anzi, al contrario, ribaltando ogni stereotipo, ci siamo portate fuori, letteralmente per strada, per incontrare, incrociare e condividere persone, luoghi e idee.

Da tempo seguiamo e condividiamo il lavoro di Emmanuele Lo Giudice architetto, artista e designer, con il quale abbiamo partecipato al concorso per la copertura dell’Arena di Verona, per il quale abbiamo curato e allestito una mostra itinerante “Cartoline da Venezia” sulla nostra ApeProg. La sua recente proposta legata ad un’idea di Architettura Gassosa, presentata per la prima volta nel mese di Aprile in Messico in un congresso internazionale di architettura, è sbarcata a Novembre alla 16° Biennale di Architettura di Venezia presso il padiglione spagnolo Becoming  di Axtu Amann. La sua teoria, raccontata nel libro-manifesto Architettura Gassosa, per un nuovo realismo critico, ha dato vita in Biennale ad un seminario e ad un workshop, al quale siamo state invitate come tutor, per seguire i partecipanti durante la settimana di elaborazione e allestimento delle quattro sale del MUSEO GASSOSO.

Una delle cose che ci fa piacere mettere in evidenza è la notevole partecipazione e l’entusiasmo che ha caratterizzato il workshop, sia da parte dei partecipanti, la maggior parte studenti di architettura, sia dei relatori e dei tutor, oltre al nostro naturalmente! E’ stata un’esperienza straordinaria, formativa, partecipativa e divertente, che ci ha arricchito sia sotto il profilo professionale che umano.

In ordine del tutto casuale elenchiamo tutti i relatori che abbiamo ascoltato e con i quali ci siamo confrontate: Giorgio De Finis, direttore artistico del Museo Macro di Roma; Agostino De Rosa, docente IUAV, collaboratore di James Turrell e del regista Werner Herzog; Massimo Mazzone, scultore e professore all’Accademia di Brera, con all’attivo numerose collaborazioni con architetti come Massimiliano Fuksas e Benedetta Tagliabue; Tiziana Migliore, docente e vicepresidente dell’Associazione Internazionale di Semiotica Visiva; Rosa Jijón, segretario culturale del IILA, Istituto Italo-Latinoamericano; Renato Bocchi, docente di Teoria dell’Architettura presso l’Università IUAV di Venezia; l’artista venezuelana Clemencia Labin ; Eva Acosta Perez, docente presso l’Università messicana di architettura di Xalapa (Veracruz); Matteo Aimini, docente presso il politecnico di Milano e l’Università Iuav di Venezia; Vincenzo Di Siena, docente presso IED di Roma; gli artisti Eleonora Gugliotta  e Daniele Scarpa Kos, ed infine gli architetti Filippo Florian, Elena Padovani, Alessandro Zorzetto.

 

La proposta di Emmanuele Lo Giudice ci ha fin da subito colpito per il suo carattere innovativo che ci permette di leggere, pensare e fare architettura in modo totalmente nuovo. La sua Architettura Gassosa a nostro parere, apre le porte ad una architettura totalmente spalancata alla condivisione e al dialogo, priva di qualsiasi gerarchia e di ordine prestabilito. La sua è un’architettura del frammento, mobile, che si vuole fare interprete delle varie trasformazioni che la società contemporanea sta vivendo in questi ultimi decenni. In questo senso ci sentiamo molto vicine al suo pensiero con il nostro progetto di studio mobile ApeProg che non è semplicemente un’architettura itinerante ma va visto come un luogo del dialogo, sempre pronto ad adattarsi agli spazi urbani, instaurando rapporti che si fondano su relazioni che l’Ape di volta in volta instaura con i luoghi che attraversa.

Come afferma Lo Giudice, “L’architetto di oggi non è un più una figura prometeica che ha il fuoco della conoscenza con il quale illumina la strada degli uomini, per programmarne la vita o gli spazi. L’architetto oggi deve uscire dal suo studio e mescolarsi con la gente e insieme a loro costruire spazi e forme di relazione che sono prima di tutto storie delle persone”. E’ esattamente questo il senso con il quale il nostro studio mobile si è aperto al mondo e alla città di Roma. Vuole essere un piccolo salotto mobile dove parlare con la gente di architettura, di design e del nostro e loro modo di vivere lo spazio, partendo da quello domestico per arrivare alla città.

[FLORIANA]